Il meeting del 23 aprile è stata l’occasione per una riflessione sulla storia contemporanea, in un’epoca in cui tensioni e conflitti regionali hanno assunto – a seguito del venir meno dei due blocchi usciti dal secondo conflitto mondiale e della (anche) conseguente globalizzazione – una rilevanza crescente e destabilizzano sempre più l’equilibrio precario dell’intero pianeta. Relatore della serata è stato Farhad Bitani, con un intervento dal titolo: ‘Da grande volevo fare il guerriero’, La testimonianza di chi ha deciso di spendere la propria vita per costruire la pace dall’inferno dell’Afghanistan. Farhad Bitani classe 1986, è un ex-capitano dell’esercito afghano. La guerra è stata, per lui, esperienza quotidiana della sua vita afgana. Figlio di un generale mujaheddin di quelli che hanno sconfitto l’invasore sovietico e in seguito uno dei più tenaci avversari dei talebani, che detenevano il potere. Ha anche lui imbracciato le armi contro i talebani. Ha compiuto gli studi militari in Italia, in Accademia e alla Scuola di Applicazione. Tre anni fa, ha deciso di posare le armi, e di impegnarsi per la pace. ‘Da guerriero’ ha deciso di spendere la propria vita per costruire la pace dall’inferno dell’Afghanistan. Lui che in Afghanistan era ricchissimo e potentissimo, in Italia vive lavorando per un’associazione di immigrati afghani.
«Come quasi tutti gli afghani, sia mujaheddin che talebani, io ero un fondamentalista islamico nell’anima. Disprezzavo gli infedeli, pensavo che tutti quelli che non erano musulmani sarebbero andati all’inferno, e che sarebbe stato giusto che l’islam trionfasse con le armi in tutto il mondo. Ma in Italia ho conosciuto tante persone migliori di me: non erano afghani e non erano musulmani. Così ho cominciato a cambiare il mio modo di pensare».
Sono stati nostri graditi ospiti questa sera anche Don Enrico Casadio, Direttore del Centro Diocesano di Forlì-Bertinoro per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso e due giornalisti in rappresentanza delle testate forlivesi: Rosanna Ricci per Il Resto del Carlino e Enrico Pasini, per il Corriere di Forlì.